Come è noto, l’ordine degli insegnanti si contraddistingue per il fatto che ama molto parlare, sia in classe sia nella vita di tutti i giorni. Ritenendosi depositario di una certa mole di conoscenze, infatti, non vede l’ora di poterla divulgare e condividere con il resto dell’umanità, siano essi alunni, colleghi o altre persone con cui inevitabilmente vengono in contatto.
Al giorno d’oggi, anche il docente veterano, quasi sempre tiene in considerazione il feedback del destinatario del suo messaggio vocale. Talvolta, invece, prevale la necessità di esporre, illustrare e spiegare, quasi fosse spinto da una compulsione troppo forte per attendere un cenno di interesse o partecipazione da parte dell’altro.
Alcuni danno il meglio di sé dal vivo, altri al telefono.
Riporto un esempio di quest’ultima categoria, di cui ho avuto, mio malgrado, esperienza personale.
La docente in questione la chiameremo “Ti illustro” per la frequenza con cui utilizza questa locuzione, quasi fosse un intercalare.
Driiin Driiiin Driiiiin
Io: pronto?
Ti illustro: ciao Anna, come stai?
Io: tutto ben…
Ti illustro: io insomma. Sai, sono stanca. Tutti quei compiti da correggere e poi le verifiche da preparare. Ma lo sai cosa mi hanno combinato i ragazzi?
Io: no, non…
Ti illustro: non te l’ho detto, già. Ora ti illustro. L’altro ieri li dovevo interrogare a Storia. Mi ero già organizzata su chi chiamare e quanto tempo impiegare con questo lavoro. Prendo i libri in aula insegnanti, scendo le scale con tutto il peso. Faticoso, eh! Apro la porta della classe e lo sai cos’è successo? Due ragazzi tutti sorridenti, mannaggia a loro, mi sono venuti incontro dicendomi che dovevamo andare in Aula Magna per un incontro con non so con chi. Però a me non avevano detto niente, sai. E gli alunni, che lo sapevano da un settimana, sono stati zitti, anche quando avevo detto loro che li dovevo interrogare quel giorno. Ma ti pare possibile?
Io: in effetti, anche a me è succ…
Ti illusto: e poi i colleghi… Qualcuno lo avrà organizzato questo evento. Potevano anche dirlo. Tra l’altro a me non interessa neanche questo incontro. Me lo potevano anche chiedere se volevo partecipare. Io ho un sacco di cose da fare. Non si riesce mai a fare tutto e questi mi fanno perdere tempo con sciocchezze. Poi dicono che la scuola va a rotoli… Ora devo riorganizzarmi e trovare il tempo di interrogarli tutti prima della fine dell’anno. E pensa se qualcuno deve rimediare? Quando li risento? Ma ti pare?
Io: infat…
Ti illustro: appunto Anna. Devo fare le corse come al solito. Corerre a destra e a sinistra, tornare a casa, preparare il pranzo. Rimettermi a lavoro. Fare delle commissioni. Preparare le verifiche e la mattina ripartire. Ora faccio fare una sfilza di compiti. Così imparano. Una verifica alla settimana fino alla fine. Mi ammazzerò a correggerli, ma almeno tutti avranno un voto. Non mi vengano a dire che hanno altri compiti perché mi arrabbio. E se si permettono di non venire a scuola, appena tornano glielo faccio recuperare. Gli illustro quali sono le condizioni nei dettagli. Poi non vengano a protestare o ad inventare scuse! Oggi, pensa, appena ho cominciato a parlare mi volevano interrompere e chiedermi le loro solite scemenze. Poi in mezzo alla spiegazione, c’é sempre quello che vuole andare in bagno e mi interrompe. Non ne posso più! Ora non ce li mando! Che si arrangino. Poi però il giorno dopo arriva il genitore inferocito perché non l’ho mandato in bagno! Non si può andare avanti così! Invece di pensare a imparare qualcosa, pensano a tutt’altro. Basta!
Io: …
Ti illustro: Vero?
Io: …
Ti illustro: Anna?
Io: sì, sì, hai ragione. Via ti saluto.
Ti illusto: ci sentiamo presto! Così ti dico com’è finita!
Io: …ciao…
Avrebbe dovuto terminare con “così [[ti illustro]] com’è finita…” 😅 ma non è stata nemmeno una conversazione, più che altro un monologo!
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Infatti… Il titolo “Conversazione” è vagamente ironico 🙂
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Gente pesante.
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