Dante Alighieri- Inferno. Canto I -Il colle illuminato dal sole (vv. 13-30)

Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto,
là dove terminava quella valle
che m’avea di paura il cor compunto,

guardai in alto e vidi le sue spalle
vestite già de’ raggi del pianeta
che mena dritto altrui per ogne calle.

Allor fu la paura un poco queta,
che nel lago del cor m’era durata
la notte ch’i’ passai con tanta pieta.

E come quei che con lena affannata,
uscito fuor del pelago a la riva,
si volge a l’acqua perigliosa e guata,

così l’animo mio, ch’ancor fuggiva,
si volse a retro a rimirar lo passo
che non lasciò già mai persona viva.

Poi ch’èi posato un poco il corpo lasso,
ripresi via per la piaggia diserta,
sì che ’l piè fermo sempre era ’l più basso.

Parafrasi

Ma dopo che arrivai ai piedi di un colle (rappresenta la vita virtuosa),

là dove terminava quella valle (la selva)

che mi aveva trafitto il cuore di paura,

guardai verso l’alto e vidi i suoi pendii

inondati già dai raggi del pianeta (il sole, allegoria della Grazia divina)

che guida sempre l’uomo per la retta via.

Allora la paura fu un po’ acquetata

che nella cavità interna del cuore mi era perdurata

la notte che trascorsi con tanta angoscia.

E come colui che con respiro affannoso

uscito fuori dal mare (dove stava affogando) e sulla riva

si volta verso l’acqua pericolosa e guarda con intensità,

così il mio animo, che ancora rifuggiva (dal pensiero della selva oscura),

si rivolge ancora indietro a contemplare ancora il passaggio (la selva)

che non lasciò mai una persona viva. (perché passaggio dalla vita alla morte dell’anima).

Dopo che ebbi fatto riposare un po’ il corpo stanco,

ripresi il cammino per il pendio deserto (tra la valle e il colle),

in modo tale che il piede fermo era sempre il più basso (perché sta salendo)

Piccolo commento

Dante, profondamente turbato dal pericolo mortale che lo sovrasta, si rasserena alla vista del monte illuminato dai raggi del sole, allegoria della Grazia divina che mostra e indirizza verso la vita virtuosa. Il sole è chiamato pianeta perché il poeta riprende la cosmologia tolemaica secondo cui la Terra è al centro dell’universo con gli altri pianeti che le girano intorno.

Ripresosi dalla paura per lo scampato pericolo ed essersi riposato un po’, Dante riprende il cammino cercando di salire sul monte della vita virtuosa, l’unica che può donare la felicità terrena.

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