Dante Alighieri- Inferno Canto V- Paolo e Francesca (vv. 100- 108)

Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende. 102

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona. 105

Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense”.
Queste parole da lor ci fuor porte 108

Parafrasi

“L’amore, che al cuore nobile rapidamente si attacca,

fece innamorare costui (Paolo) della mia bellezza fisica

che mi fu tolta (con la violenza); e il modo ancora mi offende.

L’amore, che non tollera che chi è amato non riami,

mi prese della bellezza di costui in modo così forte,

che, come vedi, ancora non mi abbandona.

Amore ci condusse ad una medesima morte:

Caina (il luogo dell’ Inferno dove si puniscono i traditori dei parenti) attende chi ci uccise”

Queste parole da Francesca ( che parla anche per Paolo) ci furono dette.

Piccolo commento

Dante e Virgilio si trovano nel secondo cerchio dell’Inferno dove si puniscono i lussuriosi. Come in vita furono travolte dalla passione, così nell’Inferno le anime dei lussuriosi vengono trascinati in continuazione da una bufera di vento. Virgilio nomina alcuni cavalieri e donne nobili che morirono per le conseguenze del loro amore.

Nella seconda parte del canto viene evocata la tragica storia dei due amanti di Rimini, Francesca e Paolo, che furono sorpresi dal marito di lei, Cianciotto Malatesta, e uccisi.

In questi versi Francesca racconta della fatalità della passione che prese entrambi e la forza dell’ amore che non permette a colui che è amato di non ricambiare.

Il personaggio Dante partecipa dolorosamente alla vicenda dei due amanti e ne è profondamente turbato. Ma il Dante autore mette in rilievo il momento culminante della scelta, quella in cui il nobile affetto si trasforma in peccato. Per questo motivo sono da considerare anacronistiche le interpretazioni romantiche in cui il poeta giustificherebbe a livello umano i due giovani.

Queste considerazioni non tolgono niente alla bellezza scultorea di questi versi che sono tra i più belli e noti di tutta la Divina Commedia.

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