Ed ecco, quasi al cominciar de l’erta,
una lonza
leggera e presta molto,
che di pel macolato era coverta;
e
non mi si partia dinanzi al volto,
anzi ’mpediva tanto il mio
cammino,
ch’i’ fui per ritornar più volte vòlto.
Temp’era
dal principio del mattino,
e ’l sol montava ’n sù con quelle
stelle
ch’eran con lui quando l’amor divino
mosse di
prima quelle cose belle;
sì ch’a bene sperar m’era cagione
di
quella fiera a la gaetta pelle
l’ora del tempo e la dolce
stagione;
ma non sì che paura non mi desse
la vista che
m’apparve d’un leone.
Questi parea che contra me venisse
con
la test’alta e con rabbiosa fame,
sì che parea che l’aere ne
tremesse.
Ed una lupa, che di tutte brame
sembiava carca
ne la sua magrezza,
e molte genti fé già viver grame,
questa
mi porse tanto di gravezza
con la paura ch’uscia di sua
vista,
ch’io perdei la speranza de l’altezza.
E qual è
quei che volontieri acquista,
e giugne ’l tempo che perder lo
face,
che ’n tutti suoi pensier piange e s’attrista;
tal
mi fece la bestia sanza pace,
che, venendomi ’ncontro, a poco a
poco
mi ripigneva là dove ’l sol tace.
Parafrasi
Ed ecco, quasi all’inizio della salita,
una lonza (bestia simile ad un leopardo) agile e veloce,
coperta di pelo macchiato; (allegoria della lussuria)
e non si allontanava davanti al viso,
anzi impediva tanto il mio cammino,
che più volte mi rivolsi per tornare indietro.
Era la prima ora del mattino,
e il sole saliva su insieme a quelle stelle
che si trovavano con lui (il sole) quando Dio
mosse per la prima volta gli astri del cielo (al momento della creazione);
in modo tale che mi era motivo di ben sperare
riguardo il pericolo di quella fiera dalla pelle leggiadra (piacevole a vedersi)
l’ora del giorno e la dolcezza della stagione;
ma non al punto che non mi desse paura
l’apparizione della vista di un leone (la superbia).
Questa sembrava che venisse contro di me
con la testa alta e con la volontà di nuocere,
in modo tale che sembrava l’aria ne tremasse.
Ed una lupa, che di tutte le voglie
sembrava carica nella sua magrezza,
e molte persone fece già vivere afflitte, (l’avarizia)
questa mi provocò tanta angoscia
con la paura che si sprigionò dal suo aspetto
che io perdei la speranza di raggiungere la sommità del colle.
E come colui che accumula volentieri (come l’avaro o il giocatore),
e arriva il momento che gli fa perdere tutto,
che in tutti i suoi pensieri si addolora profondamente;
allo stesso modo mi fece diventare la bestia insaziabile,
che, venendomi incontro lentamente,
mi sospingeva dove il sole non arriva (nella selva).
Piccolo commento
Dante comincia l’ascesa al colle quando, quasi all’inizio della salita incontra le tre bestie feroci, allegorie di tre peccati capitali: la lussuria, la superbia e l’avarizia.
Le tre fiere ostacolano la conversione dell’uomo singolo e distruggono i fondamenti dell’ordine politico e morale della società. L’allegoria della lupa è da intendersi in senso ampio, come cupidigia che secondo Dante rappresentava la causa più profonda della corruzione della società. Infatti il personaggio Dante è ostacolato dalle prime due bestie ma solo la terza lo costringe a scendere di nuovo verso la selva oscura.
L’ha ripubblicato su Il mio viaggio.
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