“La manomissione delle parole” è un saggio sul linguaggio e sul potere che ha di raccontare storie e di produrre cambiamenti nella realtà.
Il linguaggio è uno strumento importantissimo che va utilizzato con grande cura e consapevolezza se vogliamo esplorare il mondo in tutte le sue sfaccettature e a diversi livelli di profondità.
Ognuno di noi, quando parla o scrive, dai messaggi sui social alla stesura di un articolo per un giornale, dovrebbe sentirsi responsabile di come usa le parole. Mentre al giorno d’oggi, si tende a riflettere poco, spinti più dall’onda emotiva del momento o dal bisogno di far presto, arrivare prima degli altri, utilizzando più gli slogan che discorsi argomentati.
In questo libro del 2013, l’ex magistrato, ormai scrittore affermato, ci guida con un’indagine rigorosa a riflettere su questa tematica,concedendosi anche sconfinamenti letterari e filosofici che vanno da Aristotele a Don Milani.
Carofiglio parte dalla considerazione che le parole sono spesso prive di significato perché svuotate da un uso eccessivo e inconsapevole.Per questo è necessario restituire loro senso e consistenza.
Con manomissione non intende solo un’operazione di rottura e ricostruzione, ma si rifà anche al significato che aveva nel diritto romano dove indicava la cerimonia in cui uno schiavo veniva liberato,riferendosi allo svincolamento delle parole dalle convenzioni verbali e dai non significati.
L’autore in questo libro riprende molti studiosi che si sono occupati della lingua e cita scritti di autori dall’antichità ai giorni d’oggi.
All’inizio del testo si occupa soprattutto delle parole asservite all’esercizio del potere, mettendo in rilievo come i totalitarismi abbiano ridotto all’osso il lessico da utilizzare perché, come afferma Zagrebelsky,“il numero di parole conosciute e usate è direttamente proporzionale al grado di sviluppo della democrazia”.
Nei tempi attuali, oltre ad un impoverimento del lessico, assistiamo alla progressiva perdita di aderenza delle parole ai concetti e alle cose.
Questo può avere conseguenze nefaste perché bisogna sempre considerare che le parole sono atti, il cui uso genera effetti e dovrebbe implicare responsabilità. E oltre alla sciatteria e alla banalizzazione, ci può essere un fenomeno ben più inquietante: l’occupazione della lingua e la sua manipolazione da parte dell’ideologia dominante.
Nel romanzo “1984” di Orwell, il regime di Oceania non si limita ad alterare la verità della storia, ma crea la Neolingua che ha lo scopo di alterare il linguaggio con cui l’individuo esprime il suo pensiero.
La Neolingua diminuiva la possibilità di pensiero, riducendo al minimo la scelta delle parole e sopprimendo quelle considerate non essenziali.
Infatti, l’abbondanza delle parole e la molteplicità di significato sono strumenti di pensiero; allo stesso tempo, la ricchezza del pensiero esige ricchezza del linguaggio.
Il progressivo contrarsi del linguaggio, in Oceania e in altri luoghi meno immaginari, ha per effetto prima l’impoverimento, poi una vera e propria inibizione del pensiero.
Per contrastare questi fenomeni, che sono tornati attuali, occorre ricominciare ad utilizzare, nella comunicazione, un linguaggio consapevole ma semplice. L’oscurità delle parole, come afferma Calvino, è profondamente antidemocratica e bisogna sforzarsi di essere chiari, usando parole concrete.
Come eccellenza linguistica Carofiglio cita la Costituzione italiana perché è un testo piano, diretto e lineare, articolato in frasi che non superano le venticinque parole.
Queste due caratteristiche, uso del lessico di base e brevità dei periodi, rendono un testo condivisibile dai destinatari che sono i cittadini. Ovviamente semplice non significa banale. Il rigore è un’altra caratteristica fondamentale.
“La manomissione delle parole” è molto ricco di contenuti e fornisce numerosi spunti di riflessione, sulla lingua ma anche sul modo in cui viene utilizzata al giorno d’oggi, con un invito a tenere alta la guardia e a non rinunciare alle nostre capacità critiche nei confronti della società in cui viviamo.
Un libro che consiglio a tutti coloro che riflettono sul linguaggio e si interrogano sul suo significato.
L’ha ribloggato su MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI.
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