Le classi- lazzaretto

Nei mesi invernali, quando i malanni di stagione si fanno più numerosi, i raffreddori si uniscono ai mal di gola e la tosse sgorga copiosa dalle cavità orali degli alunni, le classi assomigliano sempre di più a ricoveri per influenzati che a un ritrovo di discenti.

I genitori impegnati nel lavoro, infatti, spesso preferiscono mandare a scuola i propri fanciulli anche se le condizioni di salute non sono ottimali, magari imbottiti di farmaci per ridurre i sintomi della malattia, sperando che resistano per tutto l’arco della mattina.

Se il malanno è leggero, pur galleggiando per tutte e cinque le ore in uno stato di lieve stordimento, riescono a tornare a casa in modo autonomo. Accade più spesso però che a circa metà mattinata, o anche prima, l’allievo ammorbato cominci a lamentare mal di testa sempre più forte, dolori generici alla pancia o alle articolazioni e qualcuno tornerà dal bagno affermando, con l’occhio lucido, di aver vomitato o di avere problemi gastro-intestinali.

A quel punto l’alunno verrà mandato a misurarsi la febbre e, se ne verrà confermata la presenza, sarà invitato a chiamare a casa per farsi venire a prendere. Talvolta il genitore sarà impossibilitato a venire a prendere il figlio sofferente e bisognerà farlo attendere in classe fino a che il padre o la madre non si libereranno dai loro, pur sacrosanti, impegni.

Nel frattempo l’alunno contagiato continuerà a diffondere i suoi germi per tutta la classe, che si sommeranno a quelli di altri, anch’essi malfermi di salute.

I docenti, per prevenire il diffondersi dell’epidemia, ordineranno di aprire almeno in parte le finestre ma questi provvedimenti si scontreranno con le proteste dei ragazzi più vicini alle salvifiche correnti d’aria che affermeranno di avere freddo e di prendersi un malanno.

Può accadere anche che gli insegnanti, pur forgiati da anni di esposizioni alle classi trasformate in lazzaretti, cominceranno ad avvertire una sensazione di debolezza e un rimbambimento non senile che si farà sempre più consistente fino a sfociare verso sera in una febbre crescente, accompagnata da imprecazioni sempre più esplicite.

Il giorno dopo invece da quello che rimane della classe-lazzaretto si leveranno grida di giubilo e soddisfazione per aver raggiunto finalmente l’obiettivo dell’operazione di ammorbamento.