La
prima edizione di questo libro risale al 1918 quando un professore
universitario di nome Strunk lo pubblicò a sue spese per gli
studenti del corso di inglese che teneva alla Cornell University.
Il suo intento era quello di sintetizzare in poche decine di pagine le più importanti regole grammaticali e sintattiche della lingua inglese.
Ma
questo libro ben presto si diffuse ben oltre l’ambito accademico fino
a diventare una vera e propria bibbia per quattro generazioni di
scrittori americani.
Ma qual è il segreto del suo successo? Il punto fondamentale è che il libro non solo dice ciò che si dovrebbe sapere sulla scrittura, ma non dice niente di più. Dentro vi è condensato l’essenziale.
Strunk
sembra suggerire che allo scrittore sono necessarie poche ma molto
chiare norme sintattiche e compositive. Tutto il resto è talento e
applicazione.
L’edizione
italiana è stata curata dall’editor e redattore Mirko Sabatino che
ha anche aggiunto alcuni paragrafi e inserito note esplicative per
renderlo fruibile al pubblico italiano.
Il
primo capitolo tratta di regole d’uso elementari della lingua, come
ad esempio l’utilizzo della punteggiatura, che dovrebbero essere
scontate ma non sempre lo sono.
Nel
secondo capitolo si passa all’esame delle norme compositive partendo
con una riflessione sulla costruzione del capoverso che dovrebbe
essere l’unità minima di composizione. Questa struttura
dovrebbe cominciare con una frase-chiave e concludersi con un
richiamo alla frase di partenza.
Strunk raccomanda poi di
privilegiare la forma attiva perché più diretta e incisiva di
quella passiva.
Fondamentale è anche
usare un linguaggio chiaro, specifico e concreto. Infatti lo
specifico è più efficace del generale, il chiaro del vago, il
concreto dell’astratto.
Tutti
gli studiosi concordano nel dire che tale tipo di linguaggio
contribuisce a suscitare e a tenere desta l’attenzione del lettore.
La grandezza di scrittori come Omero, Dante e Shakespeare dipende
soprattutto dalla loro costante ricerca di chiarezza e concretezza.
L’autore sconsiglia per
esempio di utilizzare l’avverbio non in
modo elusivo.
Infatti:
Non era mai
puntuale
è
meno efficace di
Era sempre in ritardo
Quindi
meglio usare Disonesto che Non onesto, Futile che Non
importante.
Strunk
dice anche di evitare le parole inutili in quanto una frase non
dovrebbe contenere più parole del necessario, né un capoverso più
frasi del dovuto, per la stessa ragione per cui un disegno non
dovrebbe contenere linee inutili.
Ovviamente
questo non significa trattare l’argomento in maniera generica e
superficiale ma ogni parola deve essere significativa.
Ad
esempio, è meglio:
Questo argomento
di
Questo argomento che.
La sua storia è strana
di
La sua storia è di
quelle strane
L’espressione
“il fatto che” in particolare dovrebbe essere eliminata ovunque:
A causa del fatto che
meglio
sostituirlo con
Poiché
Malgrado il fatto che
con
Benché.
Nel
terzo capitolo sono analizzate alcune questioni di forma come l’uso
delle parentesi, degli accenti, delle maiuscole. Questa parte può
essere utilizzata in caso di dubbi che sorgano nel corso della
scrittura.
Nel
capitolo successivo invece l’autore si sofferma su alcune espressioni
che vengono usate in modo improprio. Termini come aspetto,
carattere, caso, fattore, utilizzate in contesti dove non hanno
alcuna ragione d’essere, hanno un effetto ridondante e prolisso:
Atti di carattere
ostile
si
può sostituire con
Atti ostili
Nell’appendice
vengono trattate alcune questioni di stile che riguardano più da
vicino la scrittura creativa.
Una
dei difetti più diffusi tra gli scrittori principianti è quello di
attirare l’attenzione su se stessi. La buona scrittura dovrebbe
essere sempre al servizio della storia e lo scrittore dovrebbe stare
dietro la sua opera, non davanti.
Il
nucleo fondante di ogni frase è costituito da nomi e verbi, quindi
bisognerebbe concentrarsi su quelli e poi eventualmente aggiungere
avverbi o aggettivi, usandoli sono se funzionali a quello che si
vuole esprimere.
Ogni
scrittore fa le sue scelte. Hemingway, nei racconti, utilizza frasi
semplici con pochi aggettivi e avverbi. Eppure la sua scrittura è
estremamente precisa.
Lo
scrittore prima di cominciare deve scegliere se utilizzare la prima
persona, la terza o lo stile indiretto libero. Nel primo caso il
narratore è il protagonista del racconto e potrà raccontare solo
quello che ha vissuto e visto personalmente. La sua visione del mondo
sarà inevitabilmente soggettiva e faziosa.
Se si
sceglie la terza persona, invece, la voce che racconta è quella di
un narratore esterno, che riporta fatti accaduti ad altri. Può
riferire solo fatti esterni, cioè visibili, come azioni, dialoghi,
senza dare alcun giudizio oppure entrare anche nei pensieri dei
personaggi o dare informazioni che nessuno dei personaggi conosce.
Lo
stile indiretto libero invece è una narrazione per metà soggettiva
e per metà oggettiva. Il narratore racconta la storia in terza
persona, ma decide di non abbandonare mai il personaggio principale.
Il punto di vista sembra obiettivo ma in realtà è interno alla
narrazione, è quello del personaggio scelto.
In
questa parte del libro ci si sofferma inoltre sull’importanza del
ritmo che viene dato dal taglio delle frasi, dalla sintassi, dalla
scelta dei vocaboli, dei tempi verbali e dalla punteggiatura.
Riguardo
la sintassi si può privilegiare l’uso di frasi subordinate
(ipotassi) che danno al testo un andamento riflessivo e lento, oppure
utilizzare soprattutto frasi coordinate (paratassi) che accelerano il
ritmo del racconto e lo rendono più concitato.
Molto
importante anche la scelta dei tempi verbali. Il presente velocizza
il racconto e si adatta bene alle storie di azione. Il passato è più
indicato per le storie di atmosfera.
L’imperfetto
è un tempo ambiguo, nebuloso e per questo motivo è il tempo in cui
si raccontano i sogni e le fiabe.
Il
dialogo è lo strumento con cui il personaggio prende vita. Il
carattere del personaggio si può anche descrivere, ma è solo
nell’incontro con gli altri che viene tratteggiato nella sua essenza
e nelle sue contraddizioni. Dal suo modo di parlare capiamo tratti
del suo carattere e della sua condizione sociale che lo scrittore non
ha detto esplicitamente.
Nell’appendice
vengono trattati anche altri aspetti molto importanti della scrittura
come l’importanza dell’incipit e del finale, della suspence e del
linguaggio figurato, l’utilizzo della narrazione non lineare.
Non
potendo condensare tutto il materiale presente in un post, ho dovuto
fare alcune scelte per dare un’idea di quello che si può trovare in
questo fondamentale libretto la cui lettura consiglio caldamente a
tutti, sia agli appassionati di scrittura che di lettura.