Soprattutto all’inizio della sua carriera, è probabile che l’aspirante insegnante si trovi a vagare per diverse scuole. La durata di tali esperienze può variare da alcune settimane all’agognata supplenza annuale che coprirà tutto l’anno scolastico fino al 30 giugno.
Nei primi tempi può capitare al giovane docente di sperimentare differenti tipi di istituto, che potranno spaziare dalla scuola di periferia della città alla piccola realtà del paese abbarbicato su una verdeggiante collina.
Molto vario sarà
anche il materiale umano che incrocerà in queste escursioni per la
provincia prescelta, dove si aggirerà senza posa, chiamato ora da
una parte ora dall’altra.
Ci saranno colleghi molto disponibili e pronti ad aiutare il poco esperto nuovo venuto, indicandogli, con dovizia di particolari, come muoversi sia a livello burocratico che didattico, senza risparmiare veri e propri consigli sul modo di approcciare gli alunni.
Altri docenti invece
penseranno che il supplente rimarrà troppo poco per prestargli
veramente attenzione e si limiteranno a rispondere al saluto, oppure
riterranno che si possa anche evitare di farlo se la situazione
glielo consente. Quando il malcapitato proverà a chiedere loro
aiuto, il docente indifferente risponderà mormorando qualcosa come:
“Non so”, “Sono di un’altra materia” o, se sarà in giornata
positiva, “Prova a chiedere a…”.
Se al povero
supplente sembrerà di aver sperimentato la situazione peggiore
entrando in contatto con la tipologia precedente, dovrà aggiornare
la sua classifica quando incontrerà l’insegnante iracondo, il quale
non farà altro che alzare la voce, ora con i ragazzi inadempienti
ora con i colleghi, dal suo punto di vista, inadeguati.
Il neo arrivato
quasi sicuramente sarà inserito in quest’ultima categoria, e subirà
le angherie del collega iracondo che probabilmente lo riprenderà
anche senza un giustificato motivo. Un esempio classico è quello di
andare a gridare frasi di fuoco ai ragazzi che il supplente sta
portando magari a mensa perché stanno sommessamente parlando tra di
loro, non curandosi dei propri alunni che forse stanno facendo anche
peggio.
Ma il caso più
subdolo e insidioso che possa capitare è sicuramente quello della
docente ultra sorridente (in genere è una donna) che accoglierà il
nuovo arrivato sfoggiando un largo e prolungato sorriso che con il
tempo andrà inevitabilmente a svanire, lasciando il posto ad un
atteggiamento molto meno benevolo e accogliente.
anche questo mese presenterò alcuni estratti dal mio libro che per alcuni giorni sarà in promozione a 99 centesimi. Buona lettura!
Dario
Nella classe
erano presenti diversi elementi particolari tra i quali emergeva
rumorosamente Dario, un vispo ragazzo con i capelli alla moda, che
sentiva sempre il dovere di intervenire anche quando non era
richiesto. Una collega mi raccontò che l’anno precedente Dario era
stato sorpreso in classe mentre consultava un giornalino porno e per
questo motivo erano stati convocati i genitori. Questi erano venuti,
anche se infastiditi per aver dovuto lasciare il lavoro; tra l’altro
non sembravano così sconvolti dall’accaduto anzi il padre appariva
quasi orgoglioso del fatto che il figlio stesse crescendo dimostrando
la giusta mascolinità.
Dario era molto
precoce con le ragazze e, insospettiti del fatto che durante le
lezioni chiedesse di andare in bagno sempre alla stessa ora,
scoprimmo che si dava appuntamento con varie fanciulle della scuola.
Non si capisce come nessuna delle custodi non si fosse mai accorta di
questi avvenimenti. Infatti, sono loro che devono vigilare quando i
ragazzi escono dall’aula, visto che gli insegnanti sono impegnati
ad intrattenere gli altri. Decidemmo allora di ridurre al minimo le
sue uscite fuori dalla classe, mandandolo eventualmente in orari
diversi rispetto a quelli che sembrava preferire, ovviamente
scatenando le sue energiche proteste.
Verso la fine
dell’anno scolastico fu segnalata dallo stesso Dario una scritta in
bagno di minacce verso la preside ed era firmato “Le nuove brigate
rosse”. Ovviamente nessuno prese sul serio tali minacce ma qualche
sospetto cadde su chi l’aveva fatta notare in quanto era stato visto,
questa volta sì, prima entrare in bagno, poi uscire e poi rientrare
e segnalare il ritrovamento dell’iscrizione. Dario non era un ragazzo
antipatico, anzi era anche una persona buona quando veniva preso al
di fuori delle ore di lezioni ma ci fece davvero passare un anno
tribolato.
Walter
Tornando
all’assegnazione dei casi a Casale, dopo una lunga discussione a me
toccò Walter, un ragazzo di prima media con una storia familiare
molto difficile. Walter era nato dalla relazione tra una madre semi
sbandata e un uomo che, dopo la nascita del figlio, non se l’era
sentita di rimanere con la compagna. Entrambi erano molto giovani e
nei primi anni di vita il bambino stette un po’ con la madre e un po’
con i nonni materni i quali ad un certo punto ebbero in affidamento
il nipote perché la madre palesemente non era in grado di occuparsi
di lui. Quindi Walter crebbe nella fattoria dei nonni in condizioni
migliori di quando era con la madre ma un po’ allo stato brado, senza
ricevere una vera e propria educazione. Quando fu in terza elementare
il padre, che ogni tanto lo andava a trovare, non riuscì più a
tollerare lo stato in cui vedeva il figlio e ne chiese l’affidamento
che alla fine ottenne. Lo portò a vivere con lui, la nuova compagna
e la figlia avuta da questa, oltre alla nonna paterna che viveva con
loro. Fu un altro grosso cambiamento nella vita del bambino che
reagiva spesso in modo incontrollato, mettendo a dura prova la
pazienza di tutti i nuovi familiari, ma era pur sempre un altro passo
verso una situazione più normale.
Il
primo giorno di scuola conobbi Walter, un bambino paffutello con dei
profondi occhi neri su un viso dai bei lineamenti. Portava i capelli
lunghi, raccolti in una coda, come, scoprii più tardi, li teneva il
padre. Dopo poche decine di minuti che eravamo in classe, cominciò
subito a mettersi in mostra facendo interventi che non erano
pertinenti con quello che diceva l’insegnante di matematica, la quale
comunque si mostrò molto paziente, visto che i primi giorni erano
dedicati all’accoglienza dei nuovi arrivati.
Nei giorni successivi Walter cominciò a mostrare tutto il suo repertorio che andava da commenti fuori luogo sui compagni di classe a interruzioni della lezione per dire qualunque cosa gli venisse in mente, fino ad arrivare a veri e propri scoppi di violenza quando si sentiva provocato dagli altri. Infatti, nella sua classe, come spesso accade, c’era qualcuno che, accortosi delle sue reazioni sopra le righe, si divertiva a stuzzicarlo o guardandolo ridacchiando o facendo commenti inopportuni, oppure anche accusandolo di qualcosa che non aveva fatto. Osservando meglio il loro comportamento mi accorsi che qualcuno, particolarmente acuto, tirava fuori dei pallini di carta da sotto il banco, ed esclamava che era stato Walter a lanciarli. La situazione divenne presto di difficile gestione e, pur cercando di parlare con i suoi compagni e di sensibilizzare i genitori, spiegando loro la situazione, il clima non migliorò molto. Momenti di tensioni continuarono a presentarsi per tutto l’arco dell’anno scolastico e ovviamente questo non aiutava la crescita di Walter.
Visto che siamo ormai sotto Natale, volevo mettere a disposizione qualche estratto del mio libro dove raccolgo le mie esperienze sul mondo della scuola. Così vi potete fare un’idea sullo stile di scrittura che ho adottato.
Estratto uno
Il ricevimento generale
“Un momento topico dell’anno scolastico è il ricevimento generale dei genitori che si tiene in genere due volte l’anno in pomeriggi prestabiliti di dicembre e aprile.
Chi non riesce per vari motivi a venire ai ricevimenti mattutini, si raccoglie davanti alla scuola almeno mezz’ora prima dell’orario prefissato, formando una calca sempre crescente. Guadagnare le prime posizioni è importante in quanto, quando verranno aperte le porte, chi si troverà più vicino all’ingresso, potrà entrare per primo e, cercando di orientarsi il più velocemente possibile tra i corridoi e le aule, potrà apporre il suo nome prima degli altri sulle liste dei singoli docenti.
Quando sarà scoccata l’ora X, la custode preposta andrà ad aprire le porte della scuola alla folla vociante e intrepida, facendo subito un balzo di lato per evitare di essere travolta dallo sciamare dei genitori che si lanceranno dentro quasi correndo.
In alcune scuole, certi genitori si organizzano in maniera più astuta, suddividendosi i compiti. Così ognuno di loro va alla conquista della lista di un insegnante diverso e, oltre al suo nome, scrive anche quello di altri genitori che in quel momento stanno operando su altri fronti, ricambiando il favore.
In questo modo, quelli che non conquistano le prime posizioni o, peggio, sono arrivati alcuni minuti in ritardo, finiscono in fondo alla lista e rischiano di dover aspettare diverse ore prima di essere ricevuti oppure saranno costretti a rinunciare. Per fortuna alcuni presidi vietano questa pratica da far west e nella circolare che informa sul ricevimento generale viene chiaramente menzionato il divieto di scrivere altri nomi oltre al proprio sulle liste di prenotazione.
La folla assediante è anche molto attenta a chi entra nella scuola quando ancora non sono aperte le porte. Se vedono arrivare un insegnante che non conoscono e che si dirige verso l’ingresso, costui viene seguito da una miriade di sguardi sospettosi, temendo che qualche genitore non stia rispettando l’ordine di arrivo. Alcuni cominciano a consultarsi a voce bassa, chiedendosi se conoscono quella persona misteriosa e se abbia il titolo per introdursi nell’edificio scolastico. Se non si trova la risposta, qualche mamma più intrepida intercetta il sospettato prima che sia troppo tardi e gli chiede se è un docente. Ricevuta la risposta positiva, tutti si tranquillizzano e riprendono l’attesa.”
Estratto due
I corsisti
Anche tra i corsisti la fauna era piuttosto variegata. La maggioranza della popolazione era ovviamente femminile ma si potevano trovare anche alcuni esemplari di sesso maschile. Tra questi c’era Carmine, corpulento ragazzo campano, che amava parlare più delle ricette che preparava in cucina che degli argomenti delle lezioni che probabilmente percepiva come noiosi e a tratti fastidiosi. Un giorno in fondo alla grande aula dove si tenevano le lezioni più affollate comparve una signora piuttosto corpulenta la quale, seduta placidamente davanti una cattedra che vi era posizionata, stava consultando delle riviste di gossip e moda. Era la madre di Carmine che era venuta a trovarlo e, non sapendo cosa fare nel pomeriggio, lo aveva accompagnato a lezione. Ogni tanto alzava gli occhi e provava ad ascoltare quello che veniva detto dai docenti ma subito tornava a più piacevoli occupazioni.
Poi c’era Pina Pineta, che si era laureata in qualche misteriosa università privata del meridione, e ogni volta si stupiva dell’insormontabile difficoltà degli argomenti trattati. Dopo l’esame di Geografia si era molto lamentata delle ostiche domande che le avevano posto su un argomento, a suo dire, difficilissimo, di cui non aveva mai sentito parlare: la Guerra Fredda. Inutile dire che non riuscì a superare il primo anno.
Ovviamente non erano tutti privi di competenze e disinteressati. Era presente una piccola percentuale di giovani donne sempre chine sull’immancabile portatile che si impegnavano al massimo e talvolta intervenivano per condividere il loro punto di vista. Qualcuna di queste le ho viste più di una volta avventarsi sul professor Urtis appena prima di cominciare le sue magniloquenti lezioni o subito dopo averle terminate. Alcune addirittura si precipitavano a sistemargli il microfono prima che iniziasse a parlare.
Il libro
Titolo:
Le meravigliose avventure di un’insegnante precaria
Autore:
Anna Maria Arvia
Genere:
umoristico/ autobiografico/romanzo di formazione
Casa
editrice: self publishing (su piattaforma StreetLib)
Data
pubblicazione: 18/07/2018
Pagine:155 (versione ebook)
Prezzo attuale: 1,99 euro
Sintesi del libro:
L’autrice ripercorre, con un tono semiserio, il suo percorso personale che la ha portato dalla laurea in Lettere al raggiungimento dell’agognato ruolo.
Il libro parte dallo smarrimento seguito al conseguimento della laurea, affronta il surreale biennio della scuola di specializzazione che la porterà alle prime chiamate per le supplenze nei luoghi più disparati della provincia.
Nel corso della narrazione, l’autrice mette in evidenza il suo processo di formazione, attraverso le più diverse esperienze tra situazioni difficili e bizzarre, barcamenandosi tra colleghi, genitori e alunni di ogni tipo.
Largo spazio è dato anche ai rapporti umani che si vengono a formare, soprattutto con i ragazzi disabili. Con tutti gli alunni, ma con loro in particolare, è impensabile avere un rapporto di mera trasmissione di nozioni o di regole educative. .
Solo così sarà possibile creare un rapporto di reciproca fiducia ed educare davvero.
E’ un testo che permette di calarsi nel mondo della scuola, facendo emergerne le varie problematiche che ogni giorno, dalla sua trincea, un insegnante deve affrontare.
Ho deciso di inaugurare questo neonato blog con un articolo che riguarda la mia esperienza di autrice autopubblicata. Buona lettura!
Da diversi anni mi turbinava per la mente l’idea di scrivere un libro sulla mia esperienza di insegnante precaria della scuola. Infatti, quando dal porto sicuro del posto di ruolo guardavo indietro nel tempo, mi rendevo conto di aver avuto le più disparate esperienze, come se avessi attraversato un mare dove si navigava a vista e si attraccava ora su un isolotto ora su un altro, cambiando in continuazione approdo.
Tra l’altro, quando raccontavo a voce i vari aneddoti del mondo della scuola, riscontravo sempre l’interesse e la curiosità anche di persone che non erano insegnanti. Avevo quindi maturato la convinzione che questo argomento potesse interessare anche i non addetti ai lavori.
Le informazioni che avevo raccolto sulla editoria tradizionale mi avevano però fatto desistere, considerate le difficoltà che avevano trovato autori sconosciuti e, come me, alle prime armi.
Fino a quando non mi imbattei nel self publishing, un modo tutto nuovo di fare editoria, in cui un autore diventa imprenditore di se stesso e deve solo inserire il proprio scritto su una piattaforma da cui in pochi giorni verrà distribuito in tutti i principali store online.
Questa operazione ha richiesto lavoro e molta applicazione, visto che ero completamente a digiuno di nozioni di impaginazione, suddivisioni in capitoli, grafica per la creazione della copertina ma, con costanza e abnegazione, sono riuscita a superare anche queste difficoltà tecniche che inizialmente mi apparivano come ostacoli invalicabili.
A questo punto mi sono trovata con il libro che risultava presente su moltissimi store online ma con nessuno che lo conosceva. Era come fosse entrato in una biblioteca ma fosse stato relegato in uno scaffale appartato, nei dintorni del quale non si aggirava anima viva. Nessuno a parte me poteva farlo emergere, purché nessuno sapeva della sua esistenza. Cominciava una nuova fase, anch’essa completamente nuova per me e priva di punti fermi.
Certo, il rischio di fare un buco nell’acqua era presente, non avendo grandi conoscenze nel campo della promozione dei libri autopubblicati. Ma è vero anche che esistono moltissimi siti e materiali online che forniscono suggerimenti e strumenti di cui ci si può servire, basta cercarli e vagliarli.
Ho cominciato a promuovermi sui social, attraverso amici, entrando in gruppi di autori emergenti e chiedendo ai vari blogger di fare una recensione al libro; ma più andavo avanti e più le cose da fare mi sembravano crescere invece che diminuire. Tale consapevolezza però mi sembra più un’opportunità che un ostacolo e penso che anche tale attività abbia a che fare in qualche modo con il processo inventivo.
Il mare è grande ma tenendo la barra dritta e credendo in quello che faccio sono sicura che prima o poi qualche conquista arriverà.
La mia nuova avventura è appena cominciata. Vediamo su quali lidi mi porterà.