Dante Alighieri, Purgatorio I, vv. 115-117

L’alba vinceva l’ora mattutina

che fuggia innanzi, sì che di lontano

conobbi il tremolar della marina.

Parafrasi

L’alba soverchiava (=prevaleva su) l’ora mattutina (l’ultima ora della notte)

che fuggiva davanti (alla luce dell’alba), in modo tale che da lontano

riconobbi (=riuscii a distinguere) il tremolare del mare.

Commento

Dante e Virgilio, dopo aver concluso il viaggio nell’Inferno, si ritrovano sulla spiaggia ai piedi della montagna del Purgatorio.

Il sole non è ancora sorto e i due viandanti si trovano sulle rive dell’oceano, in un’isoletta dell’emisfero meridionale, dove secondo Dante si trova il Purgatorio.

A guardia del Purgatorio, Dante mette Catone l’Uticense, un uomo il cui aspetto genera subito riverenza (grande rispetto). Catone fu tenace difensore degli ideali repubblicani nella Roma del I secolo avanti Cristo. Per questo si oppose fino alla fine a Cesare e, quando capì che non poteva fare più nulla, si tolse la vita in Utica, nel Nord Africa.

Catone chiede a Dante e Virgilio come hanno fatto a risalire l’Inferno ed essere approdati alle porte del Purgatorio.

Virgilio lo rassicura dicendo che hanno intrapreso questo viaggio per l’intervento di una donna (Beatrice) che è discesa dal cielo, quindi il loro andare non è contro la volontà divina.

Catone allora dice loro che si devono purificare prima di proseguire il viaggio. Li indirizza verso la spiaggia dove Virgilio dovrà lavare il viso di Dante con la rugiada e cingere i suoi fianchi con un giunco, pianta simbolo di umiltà.

E dove Virgilio strappa un giunco, subito ne nasce un altro.

I versi riportati sopra si riferiscono al momento in cui la luce dell’alba prevale sull’ultima ora della notte (l’ora mattutina della preghiera del breviario) per cui, quasi come un prodigio, da lontano Dante riconosce, alla luce nascente, il tremolare del mare.

Una terzina che rimane scolpita nella memoria del lettore del Sommo Poeta.

Marco Balzano- “Resto qui”

“Resto qui” è un romanzo pubblicato nel 2018 dallo scrittore milanese Marco Balzano, secondo classificato con quest’opera al Premio Strega e vincitore di altri riconoscimenti.

Il romanzo è stato tradotto in numerosi stati esteri sia europei che extraeuropei.

“Resto qui” è un romanzo sul senso di radicamento, sull’idea di identità legata all’appartenenza ad un luogo preciso dove si è nati e dove la propria famiglia vive da sempre. Un luogo che sembra ai margini del mondo ma che, suo malgrado, viene investito dagli avvenimenti del XX secolo che lo travolgono e trasfigurano. Prima l’arrivo del fascismo, poi quello dei nazisti cambiano completamente il modo di vivere degli abitanti di Curon, un piccolo centro dell’Alto Adige, che si trovano a dover scegliere tra restare e andarsene e iniziare una nuova vita altrove.
Sopravvissuti alla seconda guerra mondiale, pur con ferite e divisioni che non verranno più meno, complice anche il trauma privato dell’allontanamento della figlia piccola, la famiglia di Trina si accinge a riprendere la vita di un tempo. Ma ciò che non è stata in grado di fare la guerra, riesce il progresso e l’industrializzazione dello stato italiano che, senza curarsi minimamente delle esigenze del territorio dei suoi abitanti, fa costruire una grande diga che sommergerà tutto l’abitato, lasciando scoperto solo il campanile della chiesa. Anche in questo caso, anche se straziati da quest’ennesimo sopruso, Trina e il marito decidono di rimanere, accettando il piccolo prefabbricato messo a disposizione dalla ditta di costruzione nel nuovo abitato fatto costruire a monte del precedente, senza la possibilità di tenere più gli animali e fare la vita da contadini, visto che pascoli e campi da quelle parti non ce ne sono più.
Scritto con un linguaggio piano, fatto di brevi ma incisive frasi, il libro di Balzano è un’intensa pagina di storia italiana e, allo stesso tempo, un riuscito tentativo di elevare una storia privata a modello universale, valida al di là del contesto da cui trae ispirazione.