Allora Minosse si calmò e potemmo varcare la soglia del secondo cerchio.
In mezzo alle tenebre si udivano i gemiti dei dannati che sembravano come sbattuti da una bufera incessante.
“Maestro”, chiesi, “chi sono quegli spiriti così straziati dalla tempesta?”
“Sono coloro che si lasciarono vincere dalla passione amorosa”, rispose Virgilio.
“Parlerei volentieri a quei due che si tengono stretti e sembrano così leggeri…” dissi io.
“Chiamali quando passeranno davanti a noi e vedrai che ti risponderanno”.
Così feci e i due dannati si avvicinarono. Uno dei due cominciò a parlare:
“Oh, anima gentile, tu che hai mostrato compassione per noi, sappi che io sono Francesca da Rimini e questo è Paolo Malatesta. Andai in sposa a Giangiotto Malatesta, signore di Rimini. Ma il mio cuore ardeva per Paolo, mio cognato (fratello di Giangiotto); mio marito ci sorprese insieme e ci uccise”
“Francesca”, esclamai, “le tue sofferenze mi rattristano ma dimmi: come nacque in te l’amore per Paolo?”
“Un giorno eravamo soli e leggevamo la storia d’amore di Lancillotto e della regina Ginevra; arrivati al punto in cui Lancillotto bacia Ginevra, Paolo si chinò tremante su di me e mi baciò…”
Mentre Francesca parlava, Paolo singhiozzava disperato. Commosso dalla loro triste storia, caddi a terra svenuto.
Riprendemmo il viaggio ed arrivammo nel terzo cerchio: qui una pioggia fredda e sporca, mista a grandine, si abbatteva sui dannati, sdraiati e immersi nel fango.
Guardiano crudele di questo girone era Cerbero, enorme mostro con tre teste di cane, occhi rossi come il sangue, barba unta e nera, mani unghiate per graffiare, sbranare e scuoiare gli spiriti che giacevano nella melma.
Quando ci scorse iniziò ad agitarsi, mostrando le zanne ma Virgilio prontamente prese una manciata di terra e gliela scagliò contro. Il mostro spalancò le fauci e la divorò avidamente.
Poi, come un cane sazio dopo tanta brama, si calmò e noi potemmo finalmente passare. Eravamo nei cerchio dei golosi, dove le anime che avevano trascorso tutta la vita a gozzovigliare, adesso erano costretti a rotolarsi nella melma come porci.
Ad un certo punto una di queste anime si sollevò dal fango ed esclamò:”Ehi, tu, che attraversi l’Inferno, non mi riconosci?”
“La sofferenza che hai nel volto mi impedisce di riconoscerti. Ma dimmi: chi sei?”
“Voi fiorentini mi chiamaste Ciacco, a causa della mia golosità”
“Ah, Ciacco! Che pena vederti soffrire così! Ma dimmi, se lo sai, quali saranno le sorti di Firenze?”
“Ci saranno lunghe lotte ed alla fine vinceranno i Neri (la parte nemica di Dante). Ma ti prego, quando tornerai nel mondo dei vivi, ricordami!”
Dopo aver detto queste parole, Ciacco sprofondò nuovamente nel fango ed io e Virgilio riprendemmo il cammino.