Con l’affermarsi della didattica a distanza, resasi necessaria dalla forzata chiusura delle scuole, una nuova figura si è affacciata al mondo della scuola: quella del genitore uditore.
All’inizio, tale personaggio era talmente discreto che quasi nessun docente riusciva a notarlo, fuori dal campo d’azione della telecamera che incorniciava, se tutto andava bene, l’assonnato figlio.
Con il tempo il genitore ha cominciato a disseminare qua e là qualche segno della sua presenza, che si concretizzava soprattutto sotto forma di una vocina sussurrata che aveva l’evidente scopo di suggerire qualcosa all’alunno non del tutto preparato.
Non sapendo come gestire questa situazione inedita, senza tirare le orecchie ai padri o, più spesso, alle madri indisciplinati, davanti a tutta la classe collegata alla lezione, l’insegnante di turno cercava di trovare formule eufemistiche per apostrofare l’alunno come: “cerca di ragionarci da solo”, oppure “ci puoi arrivare senza l’aiuto di nessuno” o altre locuzioni di questo tipo.
Se il genitore di turno era abbastanza perspicace, si chiudeva in un avvilito silenzio e magari arrivava a lasciare la stanza del figlio. Più spesso però accadeva che questi richiami risultassero non abbastanza efficaci per contrastare la faccia tosta del genitore suggeritore che continuava come se niente fosse.
Nei casi più severi, il docente, esasperato dalla presenza costante dello sgradito parlottìo, procedeva alla convocazione a distanza del genitore in questione che, a seconda del suo temperamento poteva o rigettare ogni accusa, affermando che in realtà non aiutava il figlio ma stava lavorando ad una postazione vicina o sentirsi offeso in quanto, a suo dire, stava solo seguendo nello studio il suo pargoletto, come non capita spesso al giorno d’oggi. In quest’ultimo caso, talvolta arrivavano a consigliare agli insegnanti di rivolgere la loro fastidiosa attenzione alle famiglie poco presenti, non a quelle che si facevano in quattro per i loro ragazzi.
Più raro il caso in cui il genitore uditore comprendeva di aver sbagliato e si scusava.
Ne ho sentite di cotte e di crude, a me per fortuna son capitati solo dei… “gatti passeggiatori” xD
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C’era sempre la sensazione, anche quando stavano in silenzio, di avere una platea ben più ampia di quella degli alunni :-)))
Anche tu insegnante?
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Da appena due anni ma sì, anch’io insegnante 🙂
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