L’insegnante reazionario

Nonostante decenni di studi pedagogici, teorie psicologiche e riforme scolastiche finalizzate a svecchiare la didattica tradizionale e a mettere al centro dell’apprendimento l’alunno stesso, cercando di promuovere lo sviluppo della sua personalità e a metterlo in condizione di crescere tenendo in considerazione le sue difficoltà e fragilità, possiamo ancora imbatterci in una fauna di insegnanti attaccati, come cozze allo scoglio, alla loro idea di scuola ferma al dopoguerra.

Alcuni esemplari di questa specie in via d’estinzione camminano impettiti e vestiti di tutto punto in licei prestigiosi, oppure lavorano da quarant’anni in scuole sperdute in paesi remoti, mai raggiunti da correnti innovative.

Questi, forti, della loro autorità che non cambierebbero mai con l’autorevolezza, si permettono di prendere in considerazione solo gli allievi abbastanza intelligenti e preparati in grado di seguire pedissequamente ogni loro atto, scoraggiando i contributi personali dei ragazzi, visti solo come fastidiose interruzioni della loro lectio che considerano perfetta così com’è.

Se qualche alunno, fornito di particolare sfacciataggine, continuasse a fare interventi a sproposito o a mettere in dubbio qualcuna delle sue parole, finirebbe irrimediabilmente nella lista nera e sarebbe interrogato tutti i giorni con modalità tali che nessuna preparazione a casa potrebbe essere adeguata al raggiungimento anche solo della sufficienza.

Anche i genitori che al giorno d’oggi non si fanno problemi a coalizzarsi contro i docenti dei figli anche per motivi molto meno rilevanti, non troveranno il coraggio di prendere iniziative concrete nei confronti dell’insegnante reazionario-autoritario. I loro tentativi risulterebbero molto timidi e poco incisivi e verrebbero fagocitati rapidamente dal terribile docente che partirebbe al contrattacco, magari accusando loro stessi della maleducazione e incapacità dei figli.

Tra le azioni riprovevoli attribuiti a tali individui potrei citare insegnanti che strappano davanti a tutta la classe i compiti giudicati impresentabili e depositano, con parole di disprezzo, quel che resta nel cestino dei rifiuti; invito esplicito a dedicarsi ad un altro tipo di scuola, visto che l’alunno in questione non è palesemente all’altezza di quella dove insegna lui; sbattere fuori dalla classe, con alte grida o con voce gelida, non solo quelli che hanno parlato senza permesso ma anche coloro i quali si erano distratti un attimo e forse avevano perso qualcuna delle sue preziose parole; umiliazioni davanti a tutti i compagni di ragazzi che non hanno risposto correttamente a tutte le loro domande con parole che non vanno a rinforzare l’autostima del discente né la sua motivazione allo studio; rifiuto di qualsiasi tipo di didattica diversa dalla sua e malcelato disprezzo verso i colleghi che adottano altre modalità di insegnamento ree, secondo lui, di rammollire le nuove generazioni e renderle inette.

Per fortuna comunque l’insegnante reazionario portato alle sue estreme conseguenze è sempre più raro e quasi sempre molto vicino alla pensione. Auspichiamo, per il bene di tutti, che vengano considerati estinti nel giro di pochi anni.

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