Volenti o nolenti tutti gli insegnanti di Italia hanno dovuto fare i conti con la didattica a distanza, persino quelli che avevano sempre alzato le barricate davanti alle dilaganti innovazioni tecnologiche e quelli che accendevano un computer solo se minacciati di morte.
Anche gli alunni dovevano subire la stessa sorte dei docenti e la maggior parte di loro si è adattata alla nuova modalità mostrando curiosità per l’inaspettata novità ma anche serietà nel continuare a seguire i dettami dell’insegnante, anche se arrivavano attraverso un’immagine malferma e non sempre in modo intellegibile.
Una parte dei ragazzi, invece, che a scuola frequentavano in modo non esattamente assiduo ma neanche troppo irregolare, si sono persi nei meandri delle difficoltà di collegamento e l’inadeguatezza dei device, che talvolta dovevano condividere con altri fratelli in età scolare o genitori costretti a lavorare da casa.
Le scuole, attraverso la figura-tuttofare dell’insegnante ha cercato di far fronte a questi impedimenti, perseguitando telefonicamente sia i genitori non particolarmente presenti sia i figli non eccessivamente reattivi, fornendo assistenza tecnica e, all’occorrenza, portatili e tablet fatti arrivare dal ministero.
Colmate anche queste lacune, rimanevano alla fine pochi irriducibili casi di famiglie che si opponevano con tutte le loro forze alla modalità online, illudendosi, per il fatto di non poter mandare i figli a scuola, che l’obbligo educativo fosse un po’ annacquato e ci fosse qualche scappatoia per eluderlo.
Alcuni genitori quindi si sono sentiti in diritto di dare incarichi ai figli più grandi, come badare ai fratellini quando avevano altro da fare, anche negli orari che avrebbero dovuto collegarsi per assistere alle lezioni.
Anche in questo caso, l’intervento dell’insegnante-tuttofare in versione carabiniere ha cercato di far comprendere ai tali genitori che la scuola, anche se a distanza, era da considerarsi sempre scuola, quindi era obbligatoria. Dopo numerose convocazioni on-line andate a vuoto, subendo poi le scuse più bislacche che arrivavano da parte dei cosiddetti adulti, anche queste situazioni sono state non dico risolte ma almeno ridotte a sparuti episodi.
C’è stato anche qualche genitore il quale, facendosi coraggio, ha ammesso candidamente che, avendo sentito la ministra dell’istruzione dire a marzo di non preoccuparsi visto che tutti gli alunni sarebbero stati ammessi alla classe successiva, aveva pensato che fosse inutile far frequentare le lezioni ai figli e aveva deciso che l’anno scolastico poteva dichiararsi concluso anzitempo.
Questo tema merita un approfondimento maggiore, anche perché generalizzando i comportamenti si rischia solo di fare un torto a quanti (sia professori, che studenti ma anche genitori) hanno fatto il possibile per far funzionare quello che le istituzioni hanno reso impossibile. La nostra esperienza di genitori che hanno lavorato incessantemente durante tutto il lock down, svolgendo un lavoro di pubblica utilità, è stata al limite della ragionevolezza e della sopportazione. E’ stato necessario gestire contemporaneamente la presenza in ufficio, la gestione dei bimbi a casa, la gestione della didattica, l’ impossibilità di far conto sulle anziane nonne, la gestione delle esigenze di prima necessità della famiglia, compresa la spesa per le nonne, la necessità di mantenere attiva la giornata dei bimbi per far si che non venissero abbandonati di fronte alla televisione, e molto altro. Sicuramente esistono insegnanti “tutto-fare” anche perché immaginiamo che anche molti di loro abbiano una famiglia, ma in questo periodo sono comparsi i “super-genitori” che si sono dovuti sostituire alle insegnanti. Sicuramente una parte delle famiglie, come spesso sostenuto, sono assenti nell’educazione dei figli, ma pensando a tutte le altre, una generalizzazione non è corretta.
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Ci mancherebbe. Non intendevo generalizzare. La stragrande maggioranza dei genitori si è veramente fatta in quattro in questo periodo che spero si concluda con quest’anno scolastico. Tra l’altro ci sono anche insegnanti che non sono tuttofare e magari si sono interessati il giusto a chi non riusciva a seguire con questa modalità.
Il mia era solo un articolo satirico, genere che per sua natura tende ad esasperare certe situazioni ma non pretende certo di essere esaustivo rispetto all’argomento che tratta. Grazie per il tuo intervento.
Buona giornata!
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L’ha ripubblicato su Anna Maria Arvia.
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