Non era ancor di là Nesso arrivato,
quando noi ci mettemmo per un bosco
che da neun sentiero era segnato. 3
Non fronda verde, ma di color fosco;
non rami schietti, ma nodosi e ’nvolti;
non pomi v’eran, ma stecchi con tòsco. 6
Non han sì aspri sterpi né sì folti
quelle fiere selvagge che ’n odio hanno
tra Cecina e Corneto i luoghi cólti. 9
Quivi le brutte Arpie lor nidi fanno,
che cacciar de le Strofade i Troiani
con tristo annunzio di futuro danno. 12
Ali hanno late, e colli e visi umani,
piè con artigli, e pennuto ’l gran ventre;
fanno lamenti in su li alberi strani. 15
Parafrasi
Non era ancora dall’altra parte Nesso arrivato,
quando noi ci incamminammo per un bosco
che non era segnato da nessun sentiero.
Non fronda verde, ma di colore scuro;
non rami dritti, ma intrecciati e contorti;
non frutti vi erano ma spine con veleno:
non abitano così aspri né folti arbusti
quegli animali selvatici che rifuggono
tra (il torrente) Cecina e (la Cittadina di) Corneto i luoghi coltivati,
Qui fanno i loro nidi le ripugnanti Arpie,
che cacciarono dalle isole Strofadi i Troiani
con una triste profezia di pene future.
Hanno ali larghe, colli e visi umani,
piedi con artigli e pennuto l’ampio petto;
fanno lamenti terrificanti sugli alberi.
Piccolo commento
Dopo aver attraversato il fiume infernale Flegetonte in groppa al centauro Nesso, Dante e Virgilio si inoltrano in una selva di sterpi contorti e scuri con spine velenose. Qui si annidano le Arpie, ripugnanti uccelli con volto di donne e corpo di uccelli rapaci.
Virgilio racconta nell’Eneide che Enea e i suoi compagni, giunti sulle isole Strofadi, furono disturbati da questi uccelli che sporcarono di sterco le loro mense.
In questo bosco, si sentono lamenti umani che provengono dai rami lacerati.
Nei pruni si nascondono gli spiriti dei suicidi che neanche dopo il giudizio universale torneranno a rivestirsi del corpo, visto che si sono dati la morte da soli.