«È difficile essere semplici. La lingua dei miei racconti è quella di cui la gente fa comunemente uso, ma al tempo stesso è una prosa che va sottoposta a un duro lavoro prima che risulti trasparente, cristallina. Questa non è una contraddizione in termini. Arrivo a sottoporre un racconto persino a quindici revisioni. A ogni revisione il racconto cambia. Ma non c’è nulla di automatico; si tratta piuttosto di un processo. Scrivere è un processo di rivelazione.»
Questa affermazione che Carver fa in un intervista del 1987 racchiude l’essenza stessa della sua scrittura, risultato finale di un lungo processo di revisione che hanno contribuito a renderlo un autore di culto.
Infatti la particolarità di Carver è quella di raccontare la quotidianità dell’America del suo tempo con uno stile privo di fronzoli ma molto curato.
Carver viene da una famiglia della working class e per molti anni lui stesso ha svolto lavori umili per mantenere la moglie e i figli. Nella sua scrittura fa rivivere questo mondo dove i protagonisti affrontano molteplici difficoltà per sbarcare il lunario e spesso annegano le angosce di tutti i giorni nell’alcol. Non ci sono grandi avvenimenti nei suoi racconti, ma la semplicità della vita di tutti i giorni, talvolta drammatica, talvolta semplicemente priva di senso se si scava sotto una superficie che può apparire anche bella e patinata in certi casi.
Spesso lo scrittore non spiega tutto al lettore, ma tratteggia delle situazioni a cui quest’ultimo con la sua immaginazione deve trovare un senso che quasi sempre è drammatico e senza speranze.
La raccolta “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”, pubblicata nel 1981, aveva la sua peculiarità proprio nel fatto di avere uno stile molto lineare e scarno.
Ad
onor del vero bisogna dire che la versione originale, che troviamo
sotto il titolo di “Principianti”, era molto più ampia di
questa. Tale testo è stato tagliato e sistemato dal famoso editor
Gordon Lish che lo ha reso molto più snello e essenziale,
contribuendo al suo enorme successo.
Carver probabilmente non era
del tutto d’accordo con questo ampio lavoro di sfrondamento e alla
fine della carriera rivendica l’importanza del testo originario come
più vicino al suo modo di scrivere.
Nel corso della sua carriera Carver cercherà di allontanarsi dallo stile di questa raccolta e, dopo un lavoro incessante, approderà alla conquista di una sua originalità. Dal realismo rarefatto della prime raccolte raggiungerà il realismo visionario delle ultime, consegnandosi alla storia della letteratura del Novecento.
Bell’articolo, mi hai fatto venire voglia di leggerlo!
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Io non lo avevo mai letto prima, ma penso che approfondirò la sua conoscenza con altre letture. Te lo consiglio!
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Concordo in pieno con Vladimiro! 🙂
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