Virginia Woolf è stata una delle figure più importanti della letteratura del Novecento. Oltre alla scrittura, si è dedicata alla critica letteraria e alla lotta per la parità dei sessi.
Tutti conosciamo, almeno per sentito dire, opere come “La signora Dalloway” e “Gita al faro”, nelle quali l’autrice si allontana dalla struttura tradizionale della trama e dei dialoghi e sviluppa tecniche di narrazione più moderne, centrando l’attenzione sul monologo interiore.
Nelle sue opere il tempo non segue una cronologia precisa, ma la narrazione è influenzata soprattutto da pensieri dei vari personaggi o ricordi suscitati da situazioni che questi vivono o dall’ambiente circostante.
Nel saggio “Una stanza tutta per sé”, afferma che una donna deve avere “denaro, cibo adeguato e una stanza tutta per sé se vuole scrivere romanzi”, rivendicando anche per il sesso femminile il diritto e la libertà di essere una scrittrice.
Il libro “Consigli ad un aspirante scrittore” raccoglie una serie di scritti, soprattutto estratti del suo diario, nei quali Virginia Woolf non dispensa consigli a scrittori in erba ma annota considerazioni personali su autori letti, sulla critica, sull’estasi e il tormento della scrittura, e sull’esistenza.
La prima parte è di lettura difficoltosa perché riporta pagine di diario in cui scrive essenzialmente per sé e mancano talvolta riferimenti per comprendere bene quello che dice.
Successivamente, invece, la lettura scorre meglio anche perché l’autrice comincia a registrare i suoi pensieri pensando che qualcun altro, oltre a lei, possa un giorno fruirne. Il testo è interessante perché permette di entrare nella fucina della scrittrice e vederla all’opera mentre si divide tra critica e scrittura, si scava faticosamente dentro e ricerca la forma migliore per riportare sulla pagina quello che vuole esprimere. È un lavoro che diventa talvolta spossante, anche perché intervallato dalle crisi di nervi che periodicamente si manifestavano, ma che non riesce quasi mai ad interrompere se non per brevi periodi.
Leggendo i sui diari possiamo seguire la nascita delle idee che poi si trasformeranno nei suoi capolavori, il lento e paziente lavoro quotidiano, la fatica e l’impazienza di arrivare alla fine, il lavoro di revisione che sembra non concludersi mai e, una volta arrivati alla pubblicazione, l’attesa spasmodica per i giudizi dei critici. E alla fine di tutto, la voglia di ricominciare con un nuovo lavoro.
Di tutte queste fasi è costellata la vita degli scrittori e molti di loro si riconosceranno negli stati d’animo dell’autrice americana, messi a nudo in queste pagine. Così come sentiranno loro quello che lei definisce il vecchio problema dello scrittore: “Come mantenere l’ispirazione eppure essere esatti. Tutta la differenza tra lo schizzo e il lavoro finito”
Bella questa analisi che fai della Woolf, d’aiuto per gli aspiranti scrittori e anche per quelli in erba.
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Leggere le testimonianze dei grandi scrittori e le loro riflessioni è sempre interessante. Ti fanno capire anche le difficoltà che hanno incontrato, i loro dubbi e incertezze
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